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Qualcuno ha chiamato Palazzo Te anche il “Palazzo dei lucidi inganni” perché è un’architettura bizzarra uscita dal genio di Giulio Romano.
Sono tante le curiosità che colpiscono i turisti e i mantovani che ne varcano i cancelli: dal nome che è unico al mondo al bugnato onnipresente, dai cavalli dipinti sulle pareti al giardino segreto e alle peschiere, che sono la memoria dell’acqua che circondava la villa.
Ho provato a descrivere le particolarità di Palazzo Te in questo articolo uscito sull’ultimo numero di MCG (qui potete sfogliare tutta la rivista) ma il suggerimento, dopo averlo letto, è andare a verificare di persona.

Qui trovate anche l’articolo precedente riferito alla Camera degli Sposi (leggete l’articolo) pubblicato su MCG. A questo link trovate invece gli articoli della serie Mantovagando pubblicati fino a questo momento.

Per approfondire su Palazzo Te
Il sito ufficiale del Palazzo Te

Per approfondire su Palazzo Te su questo blog
– Il lato B del Rinascimento ovvero 5 particolari lascivi da cercare a Palazzo Te
– Un safari tra gli animali gonzagheschi di Palazzo Te
– Un luogo dove andare per ispasso: Palazzo Te e l’ombelico del mondo
– Honesto ocio: la lezione di Palazzo Te per la festa del 1° maggio
– 5 ramarri o salamandre a Palazzo Te tra soffitti, camini e affreschi
– Scrivere sui muri? dalla Domus Aurea a Palazzo Te una moda che non cambia

Le puntate di Mantova Segreta dove si parla di Palazzo Te
– Un safari a Palazzo Te con Giacomo Cecchin: Mantova Segreta racconta gli animali di Giulio Romano
– Giacomo Cecchin vi accompagna alla scoperta della Mantova di Dickens, una nuova puntata di Mantova Segreta

INSOLITO PALAZZO TE

Palazzo Te ha da sempre un grande fascino nei confronti dei mantovani e dei turisti. Circondato dagli alberi dei giardini appare quasi per magia un po’ come doveva avvenire per chi ci si avvicinava in passato, uscendo dalle mura di Mantova e attraversando il ponte che collegava l’isola del Te alla città. Palazzo Te è la villa dedicata agli ozi (“honesto ocio” si legge nell’iscrizione della Camera di Amore e Psiche) di Federico II Gonzaga, costruita in soli 10 anni da Giulio Romano e dalla sua bottega e ancora splendidamente conservata, con un ciclo di affreschi unico al mondo. Ma qual è il modo migliore per avvicinarsi alla storia di Palazzo Te? Provare a partire da queste cinque curiosità tra cavalli, grotte e giardini segreti.

Il mistero del nome
Solo i turisti possono pensare che il nome di Palazzo Te derivi dalla bevanda nazionale inglese. Per i mantovani andare sul Te vuol dire veni-re in questa zona della città. Ma allora da dove deriva questo appellativo? Abbiamo solo delle ipotesi e una delle più accreditate fa risalire il Te alla T, ovvero a due strade che si incrociavano a T al centro dell’isola su cui sarebbe sorto il Palazzo che prende quindi il nome dal luogo. Le altre ipotesi fanno invece riferimento al fatto che Te sia una contrazione di Tejetum, termine utilizzato nel Medioevo per designare una prateria a sud di Mantova. Chi avrà ragione? Nel frattempo il nome continua a garantire al palazzo un alone di mistero.

La sala dei Cavalli
La Sala dei Cavalli è uno degli ambienti più famosi di Palazzo Te. Quando si entra dalla Loggia delle Muse si rimane colpiti dagli splendidi destrieri dipinti sulle pareti, che sembrano emergere dal fondo come dei monumenti equestri. Non si tratta di cavalli idealizzati ma di esemplari reali, provenienti dalle scuderie dei Gonzaga e di cui resta anche il nome (basti osservare alla base di quello alla destra dell’ingresso dove ancora si può leggere Morel Favorito). Ecco allora che il gioco di Giulio Romano porta i cavalli dalle scuderie che erano presenti sull’Isola del Te, sulle pareti del Palazzo. L’ala di Palazzo Te che si trova verso la città è preesistente all’edificio attuale e ospitava le stalle gonzaghesche. Se ne intravede la decorazione in un piccolo inserto, posto tra il soffitto ligneo e la finestra della Camera di Ovidio. Vasari infatti descrive la zona come “aveva [il marchese Federico II]un luogo e certe stalle, chiamato il T, in mezzo a una prateria, dove teneva la razza de’ suoi cavalli e cavalle…”

I triglifi cadenti del cortile d’onore
Una delle curiosità più particolari di Palazzo Te si trova nel cortile d’onore. Qui infatti una decorazione a stucco copre la struttura del Palazzo costituita da mattoni e simula semicolonne, architravi, pietre levigate e lasciate a bugnato. E’ uno dei “lucidi inganni” di cui si parla in un testo su Palazzo Te. Qui l’elemento che provoca più stupore è proprio quello dei triglifi cadenti Se infatti osserviamo i due lati su cui si aprono il portale che conduce all’ingresso e quello che porta alla Loggia di Davide si vedono i triglifi che scivolano verso il basso e comunicano un’idea di assoluta instabilità, visto e considerato che se la situazione fosse reale il Palazzo sarebbe in procinto di rovinare al suolo. Questa “stranezza” si unisce nel cortile anche alle finte finestre decorate a trompe l’oeil e con un fondo in rilievo per simulare la profondità e alla finestra della Sala dei Cavalli con una cornice non completata e lasciata a metà.

Le peschiere
Quando si attraversa il ponte che collega la monumentale loggia di Davide al giardino si notano le peschiere di Palazzo Te. Oggi questa è l’unica acqua rimasta a ricordare il fatto che la villa fosse interamente circondata dal quarto lago di Mantova e che il giardino fosse vivacizzato da fontane e giochi d’acqua. Chissà se risponde al vero il fatto che queste vasche fossero utilizzate come vivai per l’allevamento degli storioni che diventavano pietanze preliba-te per i banchetti gonzagheschi. E se così fosse sarebbe davvero un’intuizione geniale quella di Giulio Romano che prevede degli archetti sui lati delle peschiere in modo che si potessero facilmente catturare i peschi che si rifugiavano all’ombra durante la calura estiva. Ancora oggi questi spazi sono tra i più osservati del Palazzo e i bimbi (ma anche gli adulti) non possono evitare di tirare sassolini per richiamare alla superficie le grandi carpe che oggi ne affollano le acque.

La grotta del Giardino segreto
è il particolare che attira di più i visitatori che arrivano fino all’appartamento del Giardino segreto, posto sul lato sinistro per chi osserva l’esedra che chiude il giardino. Tuttavia se la struttura del giardino segreto e della loggia e le stanze che lo circondano sono attribuibili al progetto di Giulio Romano, la grotta risale ad un epoca successiva alla costruzione del Palazzo Te. Prova ne sia il fatto che non viene citata nei documenti cinquecenteschi e che il primo accenno in un documento è del 1595. Questo strano ambiente è da attribuirsi pertanto alla volontà e fantasia del duca Vincenzo I Gonzaga di cui si vedono le imprese all’interno delle nicchie interne che fiancheggiano l’ingresso. L’ambiente ha subito pesanti danni e soprattutto ha perso il suo luccichio madreperlaceo dovuto all’asportazione delle conchiglie che ne ornavano le pareti, insieme a concrezioni rocciose e mosaici. Chissà come doveva risultare questo ambiente quando ancora funzionavano i giochi d’acqua di cui rimangono alcuni tubicini di piombo che servivano a sorprendere i visitatori con zampillii improvvisi come ancora accade a Villa d’Este a Tivoli (o oggi in un qualsiasi Luna park dove l’aria compressa solleva le gonne alle ragazze).

Giacomo Cecchin