Mantova capitale del Teatro e dello Spettacolo! A volte ho un po’ scherzato su questo titolo altisonante e tonitruante eppure basta contare i teatri e le sale dove si fa spettacolo a Mantova per rendersi conto che la città ha davvero un’anima da saltimbanco. E non sto parlando dei luoghi che a tutti vengono in mente quando un amico vi dice stasera vado a vedere uno spettacolo teatrale come il Bibiena, l’Ariston (che è un caso a parte perché è uno spazio polifunzionale) o il Teatro Sociale. Penso invece a quei teatrini parrocchiali, a quelle scuole di teatro, al Conservatorio che sono luoghi dove si fa cultura, si produce cultura, si vive di cultura e quindi…si respira cultura. Una cultura viva che dovrebbe spingerci a frequentare il teatro, i cinema, le biblioteche e gli archivi sempre più spesso per divertirci, riflettere ma soprattutto per sentirsi vivi.

Spazio Studio S.Orsola – a nessuno passando per via Bonomi verrebbe in mente che qui si trova un teatro. Invece prendendo la porta a sinistra del porticato, unico lato rimasto del chiostro del convento di S.Orsola, si sale al secondo piano e si entra nello Spazio Studio S.Orsola. Qui vivono, lavorano, studiano, insegnano (e non sempre in quest’ordine) i componenti di ARS Creazione e spettacolo. Questo spazio è davvero unico nel panorama cittadino e unisce alla scuola di teatro, molto frequentata, una stagione davvero interessante e con sorprese da non perdere. Senza dimenticare la sorpresa di salire le scale e trovarsi in un teatro, arrampicato in cielo e con la particolarità di non avere sipario.
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Teatro Cappuccine – siamo al Palazzo del Mago (e già il nome è una garanzia), che fu prima monastero e convento delle suore cappuccine e poi anche ospedale militare sotto Giuseppe II d’Austria. E’ proprio qui che all’interno di una cappella è ricavato il Teatro, detto delle Cappuccine appunto, che ha 70 posti ed è stato utilizzato anche per alcuni eventi del Festivaletteratura. Non c’entra niente con il teatro ma una storia interessante è quella di quando l’edificio era ospedale militare ed era considerato all’avanguardia per la possibilità di “avere il comodo di far bagni salubri somministrato dalle vicine acque del lago” (pensando ai laghi oggi: Mala Tempora Currunt).
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Teatro Minimo – Ora la sede del Teatro Minimo si trova in via Gradaro al numero 7 ed è annunciata non solo dalla scritta incisa alla base dell’edificio ma anche da alcune sculture in metalllo. Il nome deriva però dalla primitiva sede che era invece in via Isabella d’Este e non aveva grandi dimensioni. Lo spazio teatrale è stato ricavato in una fabbrica di formelle divenuto poi luogo di deposito. La zona infatti è strettamente legata alla lavorazione dei mattoni e alla ceramica (ricordiamo il vicino stabilimento abbandonato che oggi è pura archeologia industriale) e che il nome Gradaro deriva, secondo alcune fonti, da cretarium ovvero una zona con forte presenza di creta. Nato nel 1966, il Teatro Minimo deve il suo nome al numero limitato dei suoi componenti e alla precedente minuscola sede. Quella attuale, pur nel suo aspetto industriale, può ospitare fino a 99 spettatori.
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Teatrino di San Leonardo – è uno dei pochi teatrini parrocchiali rimasto aperto a Mantova. Si trova nel quartiere di San Leonardo proprio accanto alla chiesa omonima, una delle più antiche di della città e l’unica con una posizione in diagonale rispetto al sagrato (senza dimenticare il piccolo campanile romanico, superstite della ristrutturazione settecentesca). Lo spazio teatrale, una volta anche cinema, oggi è riservato solo alle commedie o ai convegni e può ospitare fino a 100 persone.
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Auditorium piccolo del Conservatorio di Mantova – forse non tutti sanno che all’interno della sede del nuovo Conservatorio di Mantova esiste anche un auditorium piccolo (qui trovate una nota sull’auditorium grande dedicato a Monteverdi). Si tratta in realtà di due piccole sale intercomunicanti cui si accede dal chiostro grande, dedicate l’una a Girolamo Cavazzoni e l’altra a Cesare Rossi, illustri musicisti che hanno operato nella città di Mantova. Le sale presentano dipinti legati all’epoca in cui l’ex convento era utilizzato come caserma ma la vera particolarità è data dal fatto di poter unire le due sale consentendo ai due organi di dialogare tra loro. Un’altra delle perle poco conosciute del nostro conservatorio.
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Giacomo Cecchin

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