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Oggi Mantovastoria gioca con le storie degli speziali, sia quelle che nascono dal teatro sia quelle vere che sembrano però più finte delle altre. A Mantova di farmacisti si è sempre parlato soprattutto a partire dal più famoso che non sappiamo dove avesse casa ma è diventato famosissimo per aver venduto a Romeo il veleno che lo uccise. A fianco di questo speziale immaginario ce ne sono altri di cui sappiamo il nome e alcuni rimasti anonimi ma non meno interessanti. Spesso le loro storie sono legate al veleno (e ancora oggi qualcuno dice che le medicine sono veleni e la differenza tra l’effetto mortale e curativo è solo questione di quantità) ma in altri casi a viaggi o alla creazione di giardini. Ecco allora i 5 speziali che a Mantova fecero la storia, o almeno ci parteciparono…

Lo speziale della freccia avvelenata – Bonifacio di Canossa veniva chiamato il tiranno e non a caso. Sicuramente non sapeva farsi ben volere ed era uno sbruffone nato, tanto che, secondo la tradizione, accoglieva i visitatori del suo palazzo con due leoni legati ai lati del portale. Ebbene forse serviva un veterinario a Bonifacio e invece noi parliamo dello speziale che servì ai suoi nemici. Infatti durante una battuta di caccia a San Martino dell’Argine il Canossa fu colpito da una freccia nella schiena: incidente o premeditazione? La seconda visto che il veleno approntato dallo speziale mantovano, appunto, fece il suo effetto e il buon (si fa per dire) Bonifacio se ne andò all’altro mondo. Lo ricorda una piccola lapide nera che trovate nel santuario dell’Incoronata in Duomo.

Lo speziale di Romeo e Giulietta – il più famoso è lui e per noi mantovani importantissimo perché ogni volta che nel mondo si recita Giulietta e Romeo di Shakespeare il nome di Mantova viene pronunciato. Non ne conosciamo il nome e non sappiamo dove stesse di casa questo speziale ma il bardo ci dice che era povero (sic!) e che non resiste ai soldi di Romeo e gli vende il veleno nonostante le leggi della città prevedano la morte per questa azione. Nonostante questo farmacista sia immaginario da tempo ci si lambicca il cervello per trovargli casa a Mantova (come si è fatto per i luoghi di Rigoletto) e per taluni dovette abitare nel collegio degli speziali, palazzetto dal coronamento fantasioso di fronte a San Maurizio, mentre io l’avrei visto bene più verso le Pescherie e soprattutto il convento di San Domenico, un ordine famoso per gli speziali. In ogni caso un veleno portentoso quello del mantovano e famoso nel mondo.

Lo speziale del Giardino dei Semplici – ecco il primo personaggio di cui parliamo oggi che ha un nome e cognome: si tratta di Fra’ Zenobio Bocchi, un frate francescano che arriva a Mantova per realizzare un giardino dopo aver ideato il Giardino di Boboli a Firenze e l’Orto botanico di Pisa. Non sappiamo se fosse davvero uno speziale ma a Palazzo ducale risistema il giardino dei semplici (i semplici sono le erbe officinali usate nella farmacopea) per il duca Vincenzo I Gonzaga. E’ un luogo magico non solo per essere stato concepito anche in relazione agli elementi astrologici ma anche perché collocato nei pressi dei luoghi alchemici di palazzo posti al piano terra della Rustica, la palazzina realizzata da Giulio Romano. Chissà se allora il frate Zenobio, sicuramente speziale e erborista, non si sia anche sperimentato come alchimista.

Lo speziale del viagra di Vincenzo – anche di questo speziale conosciamo il nome: Evangelista Marcobruno. Chi volesse conoscerne meglio la storia ha due possibilità: l’Archivio di Stato di Mantova e il romanzo di Stefano Scansani, l’Amor Morto. Oggi noi vi diciamo solo che viene mandato in missione in SudAmerica dal duca che, un tempo amatore infaticabile, sentiva invece arrivare la stagione della virilità perduta. Unico strumento di salvezza un medicamento, un potente afrodisiaco detto “gusano” che il buon Evangelista cerca ovunque e alla fine trova. Purtroppo al ritorno questo viagra portentoso non può essere sperimentato perché il duca Vincenzo è gia morto tuttavia consegna ancora di più alla leggenda il personaggio più incredibile di tutta la famiglia Gonzaga. Chissà se anche oggi uno speziale troverebbe il coraggio di andare in missione per il duca.

Lo speziale di Goldoni e Casanova – non sappiamo chi fosse questo speziale e dove avesse bottega ma sicuramente fu interpellato da Goldoni e Casanova durante il loro soggiorno in città. Carlo Goldoni quando arrivò a Mantova (1748) si prendette una febbre terzana e fu a letto per più di un mese. In questo caso forse lo speziale sbagliò la cura per la malattia ma donò sicuramente al commediografo una creatività inaudita visto che tra le molte commedie che scrisse a Mantova ci fu anche la Bottega del Caffè. Giacomo Casanova invece nel 1749 passa per Mantova e si concede uno spasso, fa relazioni diremmo oggi, senza curarsi della salute della ragazza. Si prende una malattia, di cui è superfluo specificare la natura, cui segue la terapia intensiva, forse consigliata appunto dallo speziale mantovano: un beverone di acqua salnitrata. Questo speziale doveva abitare nei pressi di piazza Arche e della locanda della Fragoletta, luogo di soggiorno di Goldoni e Casanova durante la sosta mantovana.

 

Giacomo Cecchin

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